Intervista 2010 ai Kappa Boys – Ronin Manga & Kappa Edizioni

Siamo a fine 2010 e vi presentiamo una ricca intervista ai Kappa Boys dove proviamo a fare il punto della loro nuova avventura editoriale Ronin Manga, della storia Kappa Edizioni e dove chiediamo il loro parere in merito ai classici temi che pervadono il mondo del fumetto: dalla crisi al rapporto con le fumetterie, al loro metodo di lavoro alla loro concezione di girella. E tanto altro!

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1) [Nanoda.com] Chi sono i Kappa boys? Visto che è la nostra prima intervista potrebbe fare un sunto descrittivo su di voi?
[KB]
Siete sicuri di voler ammorbare ancora una volta la gente con la nostra storia?
E va bene. Ma chi ci conosce già, può saltare direttamente alla seconda domanda, tanto ormai si tratta di storia nota.
Dunque…

I Kappa boys (anche se ormai il ‘boys’ può essere tranquillamente eliminato per raggiunti limiti di età) sono Andrea Baricordi, Massimiliano De Giovanni, Andrea Pietroni e Barbara Rossi, precedentemente noti come “lo Staff di Mangazine”. Dalla fine degli anni Ottanta ci occupiamo di portare i manga in Italia, prima a livello ‘conoscitivo’ attraverso la nostra fanzine “Mangazine” (considerata la prima pro-zine sul manga, a cui collaboravano anche nomi noti di Sergio Bonelli Editore, come Antonio Serra e Federico Memola, nostri amici da sempre), poi attraverso Granata Press; successivamente dal 1992 abbiamo dato origine al ‘settore giapponese’ di Star Comics (poco prima che questa perdesse i diritti di pubblicazione dei comics Marvel), fondando la nostra agenzia di service editoriale ‘Kappa’, e ideando e gestendo tutte le testate nipponiche dell’editore perugino fino alla fine del 2008; di recente, nel 2009 abbiamo fatto lo stesso con Grani & Partners, questa volta guidando l’editore nei suoi primi passi verso il Giappone ‘a fumetti’ e permettendo all’azienda di imporsi sul mercato a tempo di record (neanche sei mesi in totale: una vera ‘mission impossible’ di cui parlano ancora oggi nel Sol Levante) con l’etichetta editoriale GP Publishing/GP Manga. All’interno di ognuna di queste realtà editoriali abbiamo sempre cercato di portare sia novità, sia autori già rodati che avevamo ‘scoperto’ negli anni precedenti, ma soprattutto abbiamo fatto in modo di espandere il pubblico italiano introducendo sempre più generi narrativi, accostandoli a quelli che venivano esplicitamente richiesti dall’editore stesso. Nel frattempo abbiamo realizzato una miriade di altri progetti correlati al fumetto e all’animazione internazionale, sia in proprio, sia in collaborazione con altre aziende.

Durante la metà degli anni Novanta, poi, abbiamo fondato la nostra casa editrice, Kappa Edizioni, che – per prima in Italia – ha portato i manga nelle librerie di varia con l’innovativa linea autoriale “Manga San“, e con la collana “Boy’s Love” la quale ha lanciato un genere fino a quel momento temuto da ogni editore, e che conta su un pubblico di nicchia ma davvero molto affezionato. Sul fronte ‘non giapponese’, Kappa Edizioni ha inoltre prodotto in proprio numerosi libri di autori italiani nella collana “Mondo Naif“, rilanciando il fumetto nostrano di genere cosiddetto ‘slice of life‘ con titoli ripubblicati in tutta Europa, in Sud America, in alcuni Paesi dell’Est, e oggi addirittura in Asia.

Un altro dei fiori all’occhiello di Kappa Edizioni è quello di aver iniziato a collaborare personalmente con gli autori giapponesi, strutturando progetti che collegassero idealmente il nostro Bel Paese a quello del Sol Levante, che si sono concretizzati in eventi ritenuti ‘impossibili’ come quello di Lupin III Millennium (da noi creato con il permesso di Monkey Punch, a cui ha collaborato anche Shinichi Hiromoto ), o addirittura la produzione in Italia di libri di autori come Keiko Ichiguchi e Yoshiko Watanabe, che oggi vengono ripubblicati in tutto il mondo su licenza di Kappa Edizioni.

Kappa Edizioni inoltre è da sempre molto attiva sul fronte della saggistica e della manualistica filo-nipponica (parliamo della collana “Svaghi) che pubblica corsi legati alla cultura giapponese (lingua, cucina, folclore, curiosità, disegno, sceneggiatura, il tutto prevalentemente presentato a fumetti; e, davvero molto popolare e apprezzata, la collana “Mangazine” (tanto per tornare alle origini), dedicata ai romanzi per ragazzi che nella maggior parte dei casi hanno generato i più celebri film e serial animati giapponesi.

La più recente etichetta editoriale creata da Kappa Edizioni è Ronin Manga, nata per portare in Italia un po’ di quel fumetto giapponese che spesso altri editori ‘da edicola’ sono restii a pubblicare per svariate ragioni (tematiche, autori particolari, generi non-mainstream, difficoltà di reperimento dei diritti di pubblicazione e dei materiali stessi).

Nel frattempo – anche se il pubblico che segue esclusivamente il mercato del manga non ne è a conoscenza – abbiamo collaborato con una miriade di altre aziende legate al mondo dell’editoria, e su più fronti: produttivo, promozionale, artistico, organizzativo, e via così. Fra le collaborazioni più recenti, solo negli ultimi due anni ci siamo occupati della nascita del canale satellitare DeaKids, per Backstage e Toei abbiamo contribuito al ritorno in Italia di Sailor Moon e co-gestito gli eventi collegati a One Piece, realizziamo riviste a fumetti per conto di Rainbow, abbiamo collaborato con Giunti Editore per Dragon Ball e, dulcis in fundo, abbiamo iniziato a coprodurre serie animate che inizieranno a essere trasmesse in Europa e Stati Uniti nei prossimi anni.

E questo è più o meno tutto.

2) [Nanoda.com] Star Comics, GP Publishing… c’è stata forse un po’ di confusione nelle varie e recenti vostre esperienze. Forse non è mai giunta chiaramente la vostra “campana”. Potrebbe spiegarci cosa è successo?
[KB] Nei rapporti tra aziende non ci sono campane, ma solo contratti. E dato che Kappa è un’azienda a cui piace rispettare i propri impegni, quando ne sigla uno si augura ovviamente che anche anche la controparte lo faccia. Nessuna confusione, dunque, nelle esperienze di Kappa, recenti o passate che siano.

3) [Nanoda.com] Quest’anno avete tenuto la vostra prima conferenza a Lucca Comics con i vostri “marchi”: Ronin Manga e Kappa Edizioni. In particolare per la prima era un po’ un battesimo. Quasi tutti gli annunci però li avevate già resi pubblici, vuoi con quiz vuoi direttamente, prima della manifestazione.
Questo non ritiene abbia un po’ limitato l’hype all’evento e sia a causa di questo che, leggendo qua e là, ci sia stata un po’ di delusione nei fans?

[KB] La tecnica dell’hype l’abbiamo già adottata in passato, alcune volte per scelta, altre dietro richieste specifiche di terzi.
Oggi che possiamo decidere le nostre strategie senza dover mediare con nessuno, il nostro metodo consiste nel “far parlare i fumetti”, ovvero l’unica cosa che secondo noi è veramente importante.
Parlando nello specifico di Lucca Comics, da quando ci occupiamo di manga abbiamo sempre rifuggito lo ‘sport estremo’ più praticato in quella sede, ovvero quello che noi chiamiamo l’annuncio selvaggio.
A nostro avviso non ha alcun senso annunciare a novembre tutto il piano editoriale dell’anno successivo. Ovviamente è una nostra opinione, e può darsi che sbagliamo.
Comunque sia, normalmente i nostri annunci ‘lucchesi’ arrivano al massimo fino alla primavera, ma quest’anno abbiamo voluto essere ancora più stretti di manica: abbiamo evitato di annunciare a Lucca perfino i quattro nuovi titoli di febbraio che stiamo per annunciare. Dato che lavoriamo molto su miniserie e volumi autoconclusivi, non ha molto senso per noi spostare l’attenzione sulle novità della prossima stagione, e con gli annunci preferiamo concentrarci sul presente, anche se abbiamo già strutturato tutto il piano editoriale 2011.
Motivo?
Fate una prova: elencate a memoria tutti gli annunci lucchesi di tutte le case editrici che pubblicano manga in Italia. Ne ricorderete solo una parte, e ne avrete parlato coi vostri amici per un paio di settimane al massimo. E fra un paio di mesi ne avrete dimenticati un’altra metà buona.
Ecco perché preferiamo diramare annunci solo quando riteniamo sia ora di farlo, evitando di sparare inutilmente tutte le cartucce in un’oretta scarsa di conferenza. Ci troviamo bene col nostro metodo, e dato che ha funzionato bene per due decenni, continueremo ad adottarlo.

4) [Nanoda.com] Durante tutta la fiera avete promosso lo slogan “Orgoglio Girellaro”. Per chi ancora non lo sapesse potrebbe spiegarci cosa significa per Ronin Manga “Girellaro” e come questo aggettivo trova riscontro nelle proposte editoriali?
[KB] Il termine ‘girellaro‘ è nato nell’ambiente del fandom italiano, dove circola già da qualche tempo. La cosa divertente è che le stesse persone che lo usano oggi hanno opinioni differenti sul suo corretto utilizzo.
Questa definizione ha origini che nel nostro paese ricordano un po’ quelle del termine ‘otaku’, il quale veniva usato in Giappone come pronome personale tra i fan di fumetto, animazione, modellismo e videogiochi. Quando in patria il termine ‘otaku’ filtrò fuori dai fan club e si diffuse, la gente iniziò a usare il termine ‘otaku’ proprio per indicare quel tipo di appassionati, ma con un’accezione dispregiativa, un po’ come nerd o geek nel resto del mondo. Ma quando ‘otaku’ iniziò a essere usato anche fuori dai confini del paese d’origine, i fan di anime e manga di tutto il mondo – giapponesi inclusi – iniziarono ad auto-definirsi tali e a sostenersi a vicenda, dando origine a quello che potremmo definire un vero e proprio “movimento otaku” internazionale.
Allo stesso modo, il termine ‘girellaro’ pare sia nato come dispregiativo per quel tipo di fan (italiano) di manga e anime che – pur attento e incuriosito dalle novità editoriali, televisive e cinematografiche in circolazione oggi – tiene comunque in altissima considerazione i beniamini della sua infanzia e adolescenza, ovvero tutte quelle produzioni che anni prima hanno acceso la sua passione per l’immaginario nipponico. Passione (non dimentichiamolo) grazie alla quale è stata possibile la diffusione ‘cosciente’ del fumetto e dei cartoni giapponesi nel nostro paese negli ultimi venticinque anni. Il termine ‘girellaro’ deriva nientemeno che dal nome della celeberrima merendina, Girella, poiché il primo picco massimo della sua notorietà avvenne proprio negli anni ’70 e ’80, ovvero gli anni in cui i proto-otaku italiani erano ragazzini che venivano spesso ridicolizzati dai coetanei per la loro passione per i cartoni animati. Ora che la Girella è tornata in auge alla grande, e dato che una marea di appassionati di manga e anime si dichiarano oggi felicemente orgogliosi di esserlo, oggi sono loro stessi ad autodefinirsi – anche con tono di sfida – ‘girellari’. E dato che anche noi ci sentiamo parte del gruppo, abbiamo colto la palla al balzo, e nel corso di Lucca Comics 2010 ci siamo divertiti insieme ai produttori della Girella (che si sono dimostrati davvero aperti e spiritosi) a dichiarare la nascita dell’Orgoglio Girellaro in Italia, con tanto di ufficializzazione della stessa azienda che la produce:

girella

Una percentuale di titoli annunciati da Ronin Manga e Kappa Edizioni è (e sarà) decisamente ‘girellara‘, per dichiarazione d’intenti. Ecco dunque come siamo approdati a tutto questo. Ma si tratta di un gioco, e vorremmo che rimanesse tale. Altrimenti ci si troverebbe a parlare inutilmente del sesso degli angeli, attività (tragicamente) diffusa nell’ambiente dell’intrattenimento.

5) [Nanoda.com] Potrebbe aiutarci dandoci le sua definizione di alcune parole, di alcuni aggettivi, forse spesso travisati nel nostro paese?
Manga
Shonen-ai
Yaoi
Hentai
Josei
Seinen
Shojo
Shonen

[KB] Ormai sono termini di uso comune, nell’ambiente del fumetto giapponese, e credo che un po’ tutti ormai li abbiano a noia. Comunque:

Nel dettaglio:

Manga è la parola giapponese che significa “fumetto” in Giappone, e non il fumetto giapponese. La differenza è sottile, ma importante: pensateci bene. Così come il termine americano comic, quello francese bande dessinèe e quello ispanico historieta, si traducono ‘fumetto’, lo stesso vale per manga.

Shonen-ai indica i fumetti romantici a tematica omosessuale maschile, realizzata (prevalentemente) da autrici, e indirizzata (prevalentemente) a un pubblico femminile. Al suo interno può contenere svariati generi. Questa classificazione decade un po’ in Occidente, dove una fetta di pubblico piuttosto ampia è costituita anche da lettori di sesso maschile. Nota curiosa: pare che il termine shonen-ai sia di conio americano, in quanto il termine originale giapponese è – paradossalmente – angolfono, ovvero boy’s love (così come oggi molti giapponesi definiscono i loro manga ‘comikkusu’, ovvero comics). Per classificare questo tipo di manga come ‘giapponese’, sembra dunque che gli appassionati statunitensi lo abbiano ‘ritradotto’ nella lingua del Sol Levante per renderne chiara la provenienza.

Yaoi è un quasi-sinonimo di shonen-ai, ma in questo caso le tematiche omo sono connotate da una componente sessuale più esplicita. Anche in questo caso un fumetto yaoi può contenere diversi generi.

Hentai viene usato per il fumetto a tematica sessuale esplicita, e si suddivide in uno sciame di sotto-insiemi (e di generi), come avviene in tutto il resto del mondo per il fumetto ‘hard core’ o ‘porno’ che dir si voglia. Lo possiamo definire in italiano ‘fumetto per adulti’, nel senso che può – per ovvie ragioni – essere letto solo da un pubblico maggiorenne. Autori che in seguito sono divenuti celebri, spesso hanno fatto la gavetta proprio in questo ambiente, per cui, anche se in casi molto rari, è perfino possibile trovare anche hentai di un certo pregio.

Josei indica i fumetti indirizzati a un pubblico di ‘giovani donne’, e al suo interno può contenere tutti i generi letterari.

Seinen indica i fumetti indirizzati a un pubblico di ‘giovani uomini’, e al suo interno può contenere tutti i generi letterari.

Shojo indica i fumetti indirizzati (principalmente) a un pubblico di ragazzine, e benché le tematiche siano il più delle volte a sfondo romantico o di vita quotidiana, al suo interno può contenere svariati generi.

Shonen indica i fumetti indirizzati (principalmente) a un pubblico di ragazzini, e benché le tematiche siano il più delle volte incentrate su storie d’azione e avventura, al suo interno può contenere svariati generi.

Per chiarezza:

Tutti questi termini sono spesso travisati nel nostro paese per una ragione molto semplice: questi non sono generi, come molti pensano, bensì i target di riferimento delle riviste di fumetto in Giappone. E per ‘target’ si intendono prevalentemente due cose, in questo senso: l’età e il sesso del lettore a cui la rivista a fumetti è (idealmente) indirizzata. Ma questo non significa che (per esempio) una rivista ‘seinen’ sia letta solo da giovani uomini, o che una rivista ‘shojo’ sia letta solo da ragazzine, come invece accadeva con una certa precisione fino agli anni Novanta. Oggi molti adulti – maschi e femmine – leggono senza problemi anche riviste ideate per un pubblico giovane, e a volte i ragazzini riescono ad appassionarsi ad alcuni titoli dedicati ai fratelli e alle sorelle maggiori. I confini tra i target, poi, subiscono un duro colpo al di fuori del Giappone, per via delle ovvie differenze culturali e sociali. Dunque, nel nostro paese questi target (non ‘aggettivi’) di riferimento sono quasi solo dei sofisticati tecnicismi per chi gravita nell’ambiente editoriale, e che spesso finiscono per generare discussioni piuttosto sterili e che non portano a nulla. A chi interessa uno specifico manga, poco importa che uno sia ‘josei’, un altro sia ‘shonen’ e via così. A chi interessa un manga, interessa quel manga, o quell’autore, o tutt’al più quel genere (horror, fantascienza, romantico, azione, slice of life, ecc), non certo il target di riferimento in Giappone. Appioppare poi quei target ai manga in Italia è piuttosto inutile, e non fa altro che frazionare ulteriormente un pubblico che – invece – è proverbialmente aperto di mente nei confronti delle novità (proprio perché negli anni precedenti era vittima della chiusura mentale altrui). E dato che il pubblico dei manga è vivo, attivo e capace di scegliere con la propria testa, con quei tecnicismi si cerca spesso di imbrigliarlo, indirizzandone le scelte e generando – per motivi a noi ignoti – paraocchi che fino a pochi anni fa non c’erano.

In definitiva, un’operazione dannosa soprattutto per chi la compie.

6) [Nanoda.com] Al momento siete sicuramente l’editore che si concentra maggiormente un manga monografici o brevi di spessore, di autori come Moto Hagio ad esempio. E’ questa la linea editoriale principale che volete seguire con Ronin Manga o pensate di non mettervi limiti? Le edizioni nettamente da libreria sembrano un vestito eccessivo per le normali “Jumpate”.
[KB] L’obiettivo di Ronin Manga è quello di non fermarsi davanti a quasi nulla, e di continuare a sperimentare generi, tematiche e autori. Se da un lato abbiamo alcuni dei più grandi autori di sempre, come Osamu Tezuka (Pinocchio, Don Dracula), Moto Hagio (Edgar e Allan Poe), Shotaro Ishinomori (Chobin) o Riyoko Ikeda (Lady Oscar Kids), dall’altro abbiamo alcuni dei talenti recenti più in vista, come Setona Mizushiro (Black Rose Alice, Il Gioco del Gatto e del Topo, ‘S’), Usamaru Furuya (51 Modi per Salvarla) o Masayuki Taguchi (Baron). Allo stesso modo, anche i target e i generi sono fra i più disparati – tanto che ogni mese nel panorama Ronin Manga è possibile scegliere fra circa dieci manga molto differenti fra loro – e per il momento ce ne sono appena un paio che non abbiamo ancora toccato, ma rimedieremo presto.

Il termine “Jumpate” è un’altra sotto-definizione usata nell’ambiente che non amiamo molto, perché svilisce il lavoro di una serie di bravi autori e di una casa editrice la cui sola ‘colpa’ (è una colpa?) è quella di realizzare fumetti molto popolari, capaci di raggiungere un pubblico vastissimo. Per cui, a nostro avviso, anche molti manga derivanti dalle riviste settimanali, mensili o speciali legate alla linea “Jump” di Shueisha possono benissimo presentarsi ‘in cravatta’ in una linea libraria, a seconda ovviamente del tema che trattano. L’unica vera discriminante per la libreria è la lunghezza di una serie: i titoli che contano decine di volumi, in generale, è meglio convogliarli verso l’edicola, possibilmente col supporto di una serie animata. Ma non è una regola, ovviamente, solo una linea di pensiero comune.

7) [Nanoda.com] Rimanendo in questo ambito vorrei riportarvi alcune opere che sicuramente conoscerete e sapere sia cosa ne pensate nello specifico sia se ci sono possibilità che entrino a far parte del vostro catalogo.
Terra e… – Keiko Takemiya

Candy Candy – Kyoko Mizuki & Yumiko Igarashi
Family – Taeko Watababe
Fly Me to the Moon! – Keiko Takemiya
Ichigo Monogatari – Yumiko Ooshima
Ryujinnuma – Shotaro Ishinomori (già annunciato da D\Visual ma Sakura Mail fa storia)
Pet Shop of Horrors – Matsuri Akino
Mijo Monogatari – Riyoko Ikeda
Aramis ’78 – Waki Yamato
Asakiyumemishi – Waki Yamato
Eki Kara Gofun – Fusako Kuramochi
Ooku – Fumi Yoshinaga
Green – Tomoko Ninomiya
Hana to Okutan – Shin Takahashi
12 Months – Mari Okazaki
Alto – Minato Koio
Chizumi & Fujiomi – Kyoko Hikawa
Freesia – Jiro Matsumoto
Palepoli – Usamaru Furuya
Seizon Life – Nobuyuki Fukumoto & Kaiji Kawaguchi

[KB] Be’, basta pensare che alcuni di questi autori li abbiamo portati in Italia proprio noi, per cui è abbastanza facile immaginare che siamo tutt’ora interessati a loro. Inoltre, come si è visto, in diverse occasioni i ‘nostri’ autori ci hanno seguito nelle diverse avventure editoriali in cui ci siamo cimentati. Visto che non ci poniamo troppi limiti, è altrettanto facile immaginare che ci sia un certo interesse anche per gli altri e le loro opere. Ma lasciamo ai futuri annunci ufficiali il compito di rendere note le nostre scelte, in generale, senza dare anticipazioni. Perdonateci.

8) [Nanoda.com] Voi non siete stata l’ultima casa editrice a nascere nel settore manga. Si parla tanto di crisi ma le proposte aumentano. Non è forse un controsenso?
[KB] Per quanto tutti fingano per qualche ragione oscura di non saperlo, i lettori di oggi sono più dei lettori di quindici anni fa. Ma, dato che oggi hanno più possibilità di scelta, ogni singolo titolo vende ovviamente di meno. Noi quattro abbiamo iniziato a sentir parlare di “crisi del manga” nel 1994 (!!!), ovvero quando c’erano appena tre editori in Italia che lo pubblicavano; ecco perché a noi piace usare con una certa parsimonia questo termine, solitamente abusato. L’unica vera crisi è quella generale, cioè quella dell’editoria cartacea ed economica internazionale. Con meno soldi in tasca, la gente acquista ovviamente un po’ meno, ma (forse) più oculatamente. Per ovvia conseguenza, se ogni titolo vende un po’ meno, per sostenere il peso della propria struttura (stipendi, costo dei materiali, costo dei diritti, stampa, magazzino, distribuzione, logistica, tasse, eccetera) ogni casa editrice ha bisogno di pubblicare più titoli ogni mese. E più titoli vengono pubblicati, meno questi vendono. E meno vendono, più ne vengono pubblicati. Eccetera. Non si tratta di crisi: si tratta di una corsa forsennata degli editori per procacciarsi la novità (o il classico) più interessante agli occhi del pubblico, e pubblicarla immediatamente. Più che crisi, assomiglia un po’ alla corsa dei lemming verso il baratro: fino a quando tutti noi editori non ci troveremo a volare verso il fondo, per il momento ci godiamo quella che sembra una frenetica corsa campestre.

Metafore a parte, dal canto nostro, Ronin Manga rimarrà stabile intorno alla decina di albi al mese (a volte anche un po’ meno), per non sovraccaricare ulteriormente. Anche perché come casa editrice (Kappa Edizioni) ci occupiamo non solo di manga, per cui ci teniamo a mantenere una certa varietà tra le nostre proposte.

Dunque, paradossalmente, questo è un momento meraviglioso per essere un lettore di manga: quando mai c’è stata una possibilità di scelta così vasta fra generi e tipologie? L’importante è che il mercato non crolli sotto il peso del proprio successo – per fattori interni o esterni che siano – ed eviti di fossilizzarsi sempre e solo sui soliti tre o quattro generi che (quelli sì!) possono rischiare di entrare in crisi per saturazione.

9) [Nanoda.com] Qual è il vostro rapporto con le fumetterie? Anche in altre interviste chiedo sempre l’opinione degli editori a tal proposito, poiché il loro ruolo come peso determinante in termini di successo o fallimento di un titolo sembra ad oggi ancor più evidente.
[KB] I gestori delle fumetterie si ammazzano di lavoro e di rischi ogni santo giorno per sostenere il peso del successo del mercato (vedi risposta alla domanda precedente), e senza il loro qualsiasi editore di fumetti sarebbe letteralmente spacciato. Solo pochi titoli sopravviverebbero con l’unico ausilio delle edicole, ma questo innalzerebbe i costi anche degli albi ‘economici’, diventando così meno appetibili al pubblico occasionale, con un conseguente crollo delle vendite. Le fumetterie, più che essere determinanti per il successo o il fallimento di un titolo, sono determinanti per la sua sopravvivenza iniziale, perché forniscono a ogni editore (dal più grande al più piccolo) la possibilità di una ‘base sicura’ di vendite, al di sotto della quale difficilmente si può scendere. Francamente non comprendiamo per quale ragione capiti che a volte qualcuno tenti di soffocare le fumetterie. Sia da parte del lettore, sia da parte dell’editore, questo comportamento è equiparabile a quello di un carro armato che, invece di avanzare, volta la torretta all’indietro e spara sulle proprie truppe. Noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di dare sostegno alle fumetterie in due modi differenti:

(1) cerchiamo di allargare il pubblico del manga andando a cercarlo anche nelle librerie di varia (e non solo) con titoli specifici adatti a un lettore ‘non specializzato’ (per fare qualche esempio, con Pinocchio o Hiroshima – Nel paese dei fiori di ciliegio), nel tentativo poi di convogliarlo per tutti gli altri serial verso le oasi, le “riserve naturali”, le fumetterie, appunto.

(2) diamo la priorità alle fumetterie, distribuendo le nostre pubblicazioni nelle librerie di varia con diversi mesi di ritardo (dai due ai sei, a seconda dei casi).

Certo, sono piccole cose in confronto alla lotta quotidiana delle fumetterie contro la mole di proposte, ma tante gocce fanno un lago. L’importante è che editori e fumetterie continuino (inizino?) a collaborare e a inventare insieme sempre nuovi metodi per attirare pubblico nuovo su un mezzo meraviglioso, il fumetto.

10) [Nanoda.com] L’informazione di coloro che devono acquistare un prodotto è, come ha confermato in una nostra intervista l’A.Fu.I., quasi totalmente dipendente da due riviste per addetti ai lavori: Anteprima e Mega. Ora entrambe sono prodotte da distributori che hanno i loro esclusivisti e che quindi ragionevolmente ma anche evidentemente (basta sfogliarle) può proporre un titolo non secondo qualità o appeal reale ma secondo logiche interne, da editori, che potrebbero penalizzare titoli veramente meritevoli semplicemente perché della concorrenza… cosa a totale discapito delle fumetterie, perché il pubblico finale poi non risponderà come voluto. Concorda con questo discorso e ritiene questo un punto focale e limitante di tutto il sistema?
[KB] Bisogna essere realisti: parlando di mercato, in qualsiasi settore le esclusive portano privilegi solo per alcuni. Può sembrare ingiusto, e forse in un certo senso lo è. Ma è anche logico. Facciamo un esempio più alla nostra portata. Un sito web di news sul fumetto dà spazio a tutti gli editori, ma con i propri partner ufficiali c’è logicamente un rapporto più stretto, anche amichevole a volte, e quindi privilegiato; e questo si traduce (spesso, ma non sempre) in una maggiore visibilità per questi ultimi. Dunque, se un sito internet d’informazione può fare questo, figuriamoci se non possono farlo – a pieno diritto – due aziende che si occupano di distribuzione libraria. In fondo, Anteprima e Mega sono sì riviste, ma il loro principale obiettivo è quello di presentare prodotti da vendere, e quindi di fungere anche da catalogo. E in queste riviste-catalogo, i testi sono scritti per la maggior parte dagli stessi editori che presentano i propri titoli. Sarebbe un po’ come pretendere che “Il Manifesto” parlasse bene di Berlusconi, o che “Libero” si sperticasse in lodi nei confronti di Di Pietro, o ancora che “La Padania” criticasse severamente Bossi. Quando si legge un quotidiano affiliato a un partito o a un’azienda, è meglio prendere le misure con le notizie che pubblica, sapendo fin dall’inizio che mancherà una certa dose di obiettività. Per cui, tornando al fumetto, chi desidera un’opinione neutrale su un titolo o un altro, fa meglio a rivolgersi a riviste d’informazione non affiliate a distributori (per esempio, c’è la storica “Fumo di China“), ma anche a internet, o anche semplicemente alle opinioni di amici, conoscenti e librai. Dopotutto, il metodo migliore per farsi un’opinione è sempre quello di confrontare diversi punti di vista, evitando di ‘abboccare’ a quella che – spesso – è pura e semplice promozione. Insomma, il consiglio ai lettori è quello di farsi una propria opinione, e di usare le riviste-catalogo unicamente per sapere cosa sarà pubblicato nei prossimi mesi.


11) [Nanoda.com] L’accordo Disney – Marvel in America potrebbe stravolgere anche il nostro mercato?

[KB] Francamente non ne abbiamo la più pallida idea.


12)
[Nanoda.com] Qual è secondo lei la medicina o il placebo per far risorgere il mercato del fumetto? Sempre che sia possibile o che si voglia.
Più che ‘far risorgere’, sarebbe meglio dire ‘mantenere in salute’. La morale è sempre quella (sorry): pubblicare fumetti interessanti, variegare le proposte, cercare di trovare nuovi lettori testando nuovi canali distributivi. Nient’altro.

13) [Nanoda.com] In una sua vecchia intervista si poteva leggere:
“Qui ci si deve scontrare con la mentalità della massa, che continua a ritenere il fumetto ‘un genere’ e non ‘un mezzo’. Secondo questa gente, per qualche ragione i fumetti sono in grado di raccontare solo storielle stupidelle. E il bello è che nessuno di loro ha mai letto un fumetto, nemmeno quelli stupidelli che loro stesso criticano. […] Mentre noi ci chiediamo se il fumetto riuscirà mai a infrangere la barriera del puro intrattenimento (e la risposta è “sì, ma ci vorrà ancora tempo perché lo accettino proprio tutti”), ci sono milioni di persone là fuori che ragionano esattamente come gli adulti di trent’anni fa. Non scherzo, siamo ancora a cose tipo il celeberrimo «i bambini si buttano dalla finestra per imitare Jeeg Robot».”
Ad oggi secondo lei, viste le produzioni Ronin Manga, questa credenza si può mettere definitivamente nel cassetto?

[KB] Assolutamente no. La maggior parte degli italiani non legge fumetti per assurdi preconcetti, o anche solo perché non è stata abituata a leggere niente (neanche i libri) fin dalla tenera età. Il progressivo rimbambimento a cui la televisione (ma non solo) ci costringe con programmi indegni della nostra intelligenza e sensibilità sta progressivamente peggiorando le cose. Noi (nel senso di “tutti coloro che leggono o lavorano nell’editoria”) lottiamo contro un nemico che è pressoché imbattibile perché è sostenuto dalle sue stesse vittime. Quando il rincoglionimento generale avrà portato tutti gli italiani allo stadio di demenza larvale ottimamente descritta nel film “Idiocracy”, allora saremo costretti a gettare la spugna. Ma fino ad allora, lotta senza quartiere.

14) [Nanoda.com] Che carta usate per i vostri prodotti?
[KB] Per i Ronin Manga usiamo l’ottima Diablo 90 grammi, bianca, gradevole al tatto, che regge bene l’inchiostro e che non crea fastidiose trasparenze. Per tutti gli altri libri, decidiamo a seconda della tipologia di prodotto che vogliamo presentare, per cui ci sono infinite varianti.


15) [Nanoda.com] Ci racconta tutti i passaggi che stanno dietro all’uscita in fumetterie di un vostro manga?

[KB] Niente di particolare. Scegliamo i titoli in base ai nostri gusti personali, li confrontiamo (avendo la fortuna di essere in quattro, e con opinioni molto variegate), li votiamo, li richiediamo agli editori giapponesi. Dopo un po’ di trattative “stile mercato del pesce” sulle possibili varianti (ogni titolo, editore e autore hanno esigenze e costi diversi) si arriva al dunque firmando un contratto. Poi si paga un anticipo svariati mesi prima della pubblicazione, si attende l’arrivo dei materiali, si dà il via alla lavorazione, e poi si inviano in Giappone copertine e pagine redazionali per l’approvazione da parte dell’editore e dell’autore, fase che a volte è un martirio e che spesso fa tardare l’uscita del libro, o per le modifiche richieste, o perché all’origine i responsabili sono impegnati a dare approvazioni a editori di tutto il mondo. Poi si manda tutto in stampa, e mentre si apettano gli ordini dal distributore e dalle librerie, si inizia a pregare con incrollabile fede. La solita vecchia storia, insomma.

16) [Nanoda.com] Che tirature hanno i vostri prodotti manga? C’è il rischio di esauriti? E se sì, in linea generale pensate a ristampe con uguale formato o diversificate per favorire i collezionisti?
[KB] Ogni titolo ha una tiratura diversa, a seconda di quanto immaginiamo possa essere richiesto in base ad alcune (brevi e ben mirate) ricerche preliminari. Ma a volte effettuiamo tirature alte anche solo perché ‘ci crediamo’, e in quei casi di solito abbiamo ragione. Un po’ di sensibilità personale – in quanto anche noi siamo lettori – a volte è meglio di pompose ricerche di mercato.
Per i nostri libri c’è il rischio di esaurire la tiratura quando viene esplicitamente dichiarato nelle news (“tiratura limitata!”), e in genere si tratta di quei titoli ‘for fans only’ che vengono stampati intorno alle due-tremila copie. Ovviamente non è così per i titoli idealmente più popolari, per i quali sono necessarie tirature più alte. Comunque sia Kappa Edizioni (e quindi anche Ronin Manga) è abituata a ristampare i propri libri ogni volta che questi si comportano particolarmente bene. Alcuni sono già giunti alla sesta edizione, e con tirature ben più alte di quelle ‘for fans only’. Alcuni dei nostri romanzi e manuali hanno abbondantemente superato per tirature e vendite molti fumetti che vengono mensilmente distribuiti anche in edicola. Il criterio con cui ristampiamo è legato alla velocità con cui la prima tiratura viene esaurita. Se viene esaurita in poco tempo, si ristampa subito, altrimenti si fanno le dovute considerazioni.
Le nostre, in genere, sono vere e proprie ristampe, riconoscibili unicamente da quanto dichiarato nel colophone (‘prima ristampa, ‘seconda ristampa, ecc) e quindi perfettamente identiche fra loro.
Ci è capitato a volte di realizzare ‘nuove edizioni’ di nostri libri: i più recenti sono graphic novel come Pillole Blu di Peeters e In Italia sono tutti maschi di De Santis e Colaone, il primo importato dall’estero, il secondo prodotto da Kappa Edizioni. E abbiamo già annunciato anche la nuova edizione di Gridare amore dal centro del mondo, primo volume precedentemente pubblicato nella linea “Manga San” che passa oggi sotto Ronin Manga, dopo essere esaurito nella prima versione.
In pochissimi casi abbiamo realizzato o realizzeremo delle raccolte, e se lo faremo sarà quasi esclusivamente per mini-mini-miniserie, i cui albi potrebbero venire convogliati in un unico corposo volume. Ma per questo tipo di cose, vedremo cosa fare a seconda dei singoli casi, senza istituire un modus operandi vero e proprio.
Dunque, c’è la possibilità che alcuni titoli esauriscano e non vengano più ristampati/rieditati? Certo. Ma non è assolutamente una regola.


17) [Nanoda.com] Qual è la logica con la quale identificate il genere o i generi in cui inserire un titolo?

[KB] Nessuna, per i motivi descritti nella risposta alla domanda (5). Facciamo questo mestiere perché ci interessano i fumetti e gli autori, non l’insiemistica!

18) [Nanoda.com] Ad oggi ci potrebbe fare una classifica di vendite, senza numeri ma ordinata in maniere discendente, dei vostri titoli?
[KB] La teniamo aggiornata mensilmente annunciando gli sviluppi sulla pagine Facebook di Ronin Manga. Da un lato i dati di vendita, dall’altro i sondaggi di preferenza tra i lettori. E’ molto interessante vedere come, spesso, le due classifiche siano quasi l’esatto opposto l’una dell’altra, e come solo certi autori riescano invece a mettere d’accordo mercato e critica. Comunque sia, l’unica classifica possibile per ora è quella dei primi due/tre mesi di vita di Ronin Manga, e anche quella è un po’ incompleta perché la distribuzione nell’altro circuito – quello delle librerie di varia – è iniziato solo alla fine di settembre. Eccoli qua, comunque, i primi quattordici titoli usciti durante l’estate:

1) Guin Saga: I sette stregoni
2) Black Rose Alice
3) Giant Robot: Il giorno in cui la Terra bruciò
4) Baron (*)
5) Dance in the vampire bund (*)
6) 51 modi per salvarla
7) Una per tutti
8) Il gioco del gatto e del topo (*)
9) The Sacred Blacksmith (*)
10) Warmcraft
11) Hiroshima: Nel paese dei fiori di ciliegio
12) Angeli e Demoni
13) Yellow
14) Kylie: Nelle lande desolate della morte

(*) dati non definitivi, poiché si tratta di titoli pubblicati solo durante il secondo e il terzo mese di vita di Ronin Manga: secondo la crescita mensile riscontrata finora, sembra che “Baron” e “Dance in the vampire bund” supereranno sicuramente “Giant Robot”, mentre “Il gioco del gatto e del topo” potrebbe raggiungere in breve “51 modi per salvarla”.

Dalla quinta posizione in su si tratta di dati che hanno superato abbondantemente le nostre aspettative. Dalla tredicesima in giù ci aspettavamo di meglio, ma non ci lamentiamo. Tutta la fascia centrale gode di ottima salute.

19) [Nanoda.com] Avete rapporti con tutti gli editori giapponesi o per il momento vi focalizzerete in alcuni? Se sì quali?
[KB] Con tutti gli editori giapponesi sarebbe pressoché impossibile, vista la loro quantità (parlando anche solo di manga, saranno almeno una quarantina). Comunque, ovviamente, abbiamo a che fare con tutti gli editori noti e meno noti con cui abbiamo lavorato nei precedenti vent’anni, e ogni mese ne stiamo trovando di nuovi, specie tra gli emergenti. Nessuna focalizzazione, dunque, proprio come per gli stessi fumetti e i relativi generi.

20) [Nanoda.com] Qual è il vostro sogno editoriale?
[KB] Lo stiamo vivendo ora che siamo liberi, dopo tanti anni passati a cercare mediazioni tra il nostro punto di vista e quello (legittimo) delle aziende che sono state nostre clienti.
Per essere un po’ meno egoisti: speriamo davvero di riuscire a far leggere i fumetti a tutti, in questo paese dove (ancora) c’è chi crede che questo sia ‘un genere’ e non ‘un mezzo’.

21) [Nanoda.com] Potrebbe darci qualche indiscrezione sul futuro prossimo? Qualche nome o, da prassi, qualche indizio?
[KB] Come abbiamo detto, con Ronin Manga vorremmo evitare l’hype. Ogni tanto giochiamo col fandom (e solo col fandom) attraverso il Codice Barikko, ma niente di più: i veri annuncia li diffondiamo solo quando è il momento giusto. Perdonateci. (E due!)

22) [Nanoda.com] Ci dia qualche consiglio per migliorare Nanoda.com!?
[KB] A noi sembra che vada benissimo così. Secondo il nostro metro di giudizio, Nanoda è nella Top Ten dei siti d’informazione sul manga e – per quanto riguarda l’organizzazione generale – occupa sicuramente uno dei tre gradini più alti del podio.

23) [Nanoda.com] Ci può raccontare un aneddoto?
[KB] Dopo tanti anni, ce ne sarebbero diverse centinaia, ma quello che ci piace raccontare di più riguarda ovviamente l’incontro con Monkey Punch (ovvero Kazuhiko Kato, l’autore di Lupin III). Era la prima metà degli anni Novanta, quando ancora il manga non era così popolare come oggi, ma stava già iniziando a diffondersi e ad affermarsi. Monkey Punch ci aveva invitato a casa sua, un po’ fuori Tokyo. Stavamo per dare il via all’edizione italiana di Lupin III, e gli avevamo chiesto di venire a presentarlo in Italia, durante l’edizione autunnale di Lucca Comics, e dunque eravamo lì per organizzare un po’ le cose e la mostra relativa: sarebbe stata la prima mostra di un autore di manga in Italia, quindi eravamo contemporaneamente apprensivi ed entusiasti all’idea. Unico grande problema: il nostro interprete aveva avuto un contrattempo, e stava tardando molto. Noi avevamo iniziato da pochissimo a frequentare un corso di lingua giapponese, per cui non eravamo assolutamente in grado di sostenere una conversazione. Fu in quella occasione che capimmo cosa significa davvero “essere in sintonia”, perché rimanemmo con Monkey Punch per ben due ore senza interprete, ma parlammo di tutto, utilizzando un grammelot di parole giapponesi, inglesi, italiane, gesti, disegnini e onomatopee (!!!), tanto che quando arrivò il traduttore, costernato per il ritardo – immaginatevi cosa può significare tardare due ore in Giappone! – ormai avevamo visitato lo studio, avevamo progettato il primo episodio italiano di Lupin III ambientato a Lucca (“Alis Plaudo”, scritto da noi e disegnato da lui stesso… Eravamo felici come scolaretti all’inizio delle vacanze estive!), avevamo fatto la conoscenza del fratello-assistente di Monkey Punch, avevamo scoperto tutti i progetti ‘segreti’ fra cui Le Mille e Una Notte e Saiyuki, e avevamo preso decisioni in materia dell’edizione italiana della serie originale di Lupin III. Andammo poi a pranzo tutti insieme, raggiunti dalla agente di Buichi “Cobra” Terasawa, e fummo invitati a un ristorante cinese in mangiammo piatti completamente diversi da quelli dei ristoranti cinesi italiani (chissà quali dei tue si avvicinano di più alla vera cucina cinese?), e dove scoprimmo che la ragazza si rivolgeva al papà di Lupin III chiamandolo “Monkey Sensei”, come tutti coloro che erano considerati ‘di famiglia’. La cosa che ci ha più commosso sono stati i saluti finali, in cui Monkey Punch ci disse «Ma pensa un po’, chi l’avrebbe mai detto: i miei editor italiani hanno un’età per la quale potrebbero essere miei figli». Da allora ci siamo incontrati con lui e la sua famiglia almeno una volta all’anno, e durante i pranzi si chiacchiera prevalentemente di cartoni animati e cinema internazionale. A volte ci ha fatto conoscere autori suoi amici famosissimi negli anni Ottanta (con cui ci siamo trovati gomito a gomito a tavola, prima ancora di sapere che erano loro!), altre volte gli abbiamo portato noi autori che non conosceva (per esempio, Shinichi Hiromoto, che poi ha realizzato un episodio di Lupin III Millennium, “La Maledizione degli Ishikawa”).

A questo punto, visto che questa è pressoché storia nota, potremmo raccontare l’aneddoto nell’aneddoto, del tutto inedito. Nei primi anni del nuovo millennio, ci trovavamo ad Angoulème per l’annuale festival del fumetto, quando per la strada incrociamo proprio lui. Lo chiamiamo a squarciagola, secondo il Manuale del Perfetto Italiano all’Estero: «Monkey Sensei! Che sorpresa! Non sapevamo che fosse ospite di Angouleme!». Appena ci vede, ci fa un sorriso largo così, e viene verso di noi ridendo, come suo solito: «In realtà non sono ospite, sono solo venuto a vedere questo famoso festival del fumetto di cui ho sentito tanto parlare. Ma ho un problema: non mi sono procurato un pass, e non riesco ad accedere alle aree professionali! E non riesco nemmeno a dimostrare che sono un autore, perché non ho con me nessuno dei miei libri». Be’, credeteci o no, quell’anno Monkey Punch è potuto accedere all’area “pro” di Angoulème come “autore di Kappa Edizioni”, poiché presentammo a riprova della sua identità il nostro catalogo, con tanto di fotografia di fianco alla presentazione della collana Lupin III Millennium! Che meraviglia! Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo le tre volte in cui è venuto in Italia, sa bene che persona splendida sia: uno dei pochi autori giapponesi che ha resistito fino a due ore oltre la chiusura di una fiera (era uno dei primi anni di Romics) pur di accontentare tutti i lettori che volevano un suo disegno autografo e una foto con lui. Da non crederci!

24) [Nanoda.com] Avete un sito web, una mail, un forum ecc…?
[KB] Come no? E ben più di uno! Eccoli qui elencati:

Ronin Manga (sito): www.roninmanga.it
Ronin Manga
(facebook): http://www.facebook.com/pages/RONIN-MANGA/349808815747
Kappa Edizioni
(sito): www.kappaedizioni.it
Kappa Edizioni
(facebook): http://www.facebook.com/group.php?gid=90856413626
Capitan Barikko
(classifiche, sondaggi, anticipazioni criptate per gioco) http://www.facebook.com/group.php?gid=90856413626

[Nanoda.com] Grazie del tempo dedicatoci.
[KB] Grazie a voi. Alla prossima, e – in generale – buona lettura!

Kappa